 

| Girone - 3^ partita | Finale | 1.tempo | Marcatori | ||
| 25 ott. 2012 |  Dnipro - NAPOLI |  3-1 |  2-0 | 2' pt. Fedetskiy, 42' pt. Matheus, 19' st. Giuliano, 30' st. Cavani (r) | |
|  Dnipro (4-4-2) Lastuvka; Mandzyuk, Mazuch, Cheberyachko, Strinic; Fedetskiy (dal 37' s.t. Denisov), Giuliano, Rotan, Matheus; Zozulya (dal 37' p.t. Kankava), Seleznyov (dal 14' s.t. Kalinic). (Shelikov, Odibe, Kravchenko, Aliyev). All. Ramos | 
|  NAPOLI:(3-5-2) Rosati; Gamberini (dal 34' s.t. Inler), Fernandez, Aronica; Mesto, Donadel, Dzemaili, Dossena (dal 7' s.t. Pandev); Zuniga, Insigne; Vargas (dal 7' s.t. Cavani). (De Sanctis. Uvini. Cannavaro, El Kaddouri). All. Mazzarri | 
| Ammoniti: Donadel per gioco scorretto, Dzemaili per proteste, Fernandez per c.n.r., Kankava e Mazuch per gioco scorretto | 
| Espulsi: nessuno | 
| Recupero: 2 pt. e 4 st.  | 
| Arbitro: Gocek (Turchia) | 
| DNEPROPETROVSK (Ucraina), 25 ottobre 2012 Il Napoli-2 è un disastro. Che lezione dal Dnipro. Seconda sconfitta consecutiva in Europa League degli azzurri che perdono 3-1 in Ucraina dopo il 3-0 di Eindhoven: il turnover massiccio non paga e l'ingresso di Cavani, autore dell'unica rete, non basta. Psv secondo a +1.  Lo chiamano Napoli-2 perché giocano le seconde linee. Dopo la disastrosa notte nell'impronunciabile città ucraina di Dnepropetrovsk il numero potrebbe indicare molte altre cose: 2, come le sconfitte consecutive, quella contro la Juve in campionato e questa in Europa League; 2 anche i k.o. consecutivi in Europa. Eindhoven non è servita da lezione. 2, come i giocatori confermati rispetto all'ultima partita di Torino, Gamberini e Zuniga. E 2 potrebbe essere anche il voto da assegnare alla squadra scesa in campo nel primo tempo che ha subito gol al 2° minuto scendendo in campo deconcentrata e che a un certo punto stava perdendo anche la testa con una testata di Fernandez a Seleznyov punita soltanto con il giallo. Il risveglio tardivo e la buona ripresa, con il gol del 3-1 firmato da Cavani, non fa altro che aumentare i rimpianti: perché snobbare questa competizione? E perché snobbare il Dnipro, secondo in Ucraina a -12 dallo Shakhtar, che ha sempre vinto in casa in questa stagione (8 gare su 8) e in questo girone vola a punteggio pieno? Interrogativi senza risposta. Gli azzurri scivolano al terzo posto, a -1 dal Psv che per fortuna di Mazzarri pareggia in casa con l'Aik Solna e tutto sommato tiene in corsa il Napoli. Ammesso che interessi davvero alla società. Svuotati - La partita comincia con un pericolosissimo dejà-vu: punizione di Rotan, Seleznyov sfiora il pallone nei pressi dell'area del portiere, Dossena si fa anticipare da Fedetskiy che insacca. Tutti fermi. Come a Torino, sul gol di Caceres che ha sbloccato il risultato. Questo Napoli sembra non riuscire a imparare dai propri errori. O forse, almeno in questa circostanza, semplicemente non vuole. Non che i giocatori vadano in campo per perdere, ovvio, ma se gioca una squadra imbottita  Scossa - Mazzarri tiene in campo Vargas per altri sette minuti ad inizio ripresa, poi finalmente decide di dare un senso alla trasferta del Napoli: dentro Cavani e Pandev, fuori il cileno e Dossena, il modulo diventa 3-4-2-1 con Zuniga che passa a sinistra. I primi effetti sono benefici: il Matador va due volte al tiro, alla terza ci prova di testa e colpisce il palo. A quel punto anche Juande Ramos inserisce Kalinic e la partita cambia di nuovo con Zuniga che fa la frittata: dopo un miracolo di Rosati su Giuliano, il colombiano restituisce palla al centrocampista che insacca da due passi. Nella ripresa è un altro Napoli ma il rigore che si procura e trasforma Cavani (che poi sfiora anche la doppietta) dà solo l'illusione di poter riaprire il match. Ma ormai è troppo tardi. Nella conferenza pre-vigilia Mazzarri aveva accanto a sé Mesto e con una certa sicurezza aveva dichiarato: "Sa benissimo, lui come gli altri, che se mi darà le risposte che voglio troverà spazio a scapito di un collega con un eventuale calo di forma". Chissà cosa dirà Mazzarri all'esterno destro. A lui, come agli altri. E forse anche a se stesso. (www.gazzetta.it - Ivan Palumbo) | 
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